Lo stato ungherese e la fondazione
e il consolidamento della Chiesa (sec. X-XIII)
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Copia delle insegne reali
ungheresi
I dati qui presentati appartengono
agli originali. I dati delle copie sono contenuti nell’ultimo paragrafo
della scheda.
La Sacra Corona d’Ungheria
è stata il principale e più antico simbolo del diritto sovrano
durante il periodo monarchico, cioè per quasi dieci secoli (sino
al 1946), mentre oggi si identifica come il simbolo stesso della Nazione
ungherese. Secondo una tradizione agiografica Papa Silvestro II nell’anno
1000 o 1001 avrebbe inviato una corona al giovane re Vajk, della famiglia
degli Árpád, che dopo essere stato battezzato con il nome
di Stefano (in ungherese István) durante la sua infanzia, era succeduto
sul trono nel 997 a suo padre Géza. La scelta del nome Stefano dipese
probabilmente dal desiderio di porsi sotto la protezione del Santo protomartire
della diocesi di Passavia che aveva svolto un ruolo decisivo nella conversione
del principe Géza e degli ungheresi (per una biografia di Stefano
d’Ungheria cfr. Klaniczay, Gy. in Il grande libro dei Santi, Dizionario
enciclopedico, Edizioni San Paolo 1998, 3, pp. 1825-1829). E’ comunque
sicuro che la corona papale non è questa. La Sacra Corona ungherese
è un affascinante lavoro di assemblaggio orafo che la rende un pezzo
morfologicamente unico, anche per la qualità artistica. Si compone
di due parti distinte, di epoca e stile differenti. La parte inferiore,
composta da una fascia d’oro, piegata a cerchio e coronata da elementi
triangolari e a semicerchio è un manufatto di oreficeria bizantina
dell’epoca (o poco prima) dell’Imperatore Michele Dukas VII (1071-1078).
Le indagini conoscitive e di restauro, iniziate nel 1978, hanno dimostrato
che nella sua forma attuale questa corona, chiamata “greca”, è nel
suo stato originale a parte la sostituzione di poche gemme (riconoscibili
dalla lavorazione a gradini) e di cinque pendenti. Sulla fascia, fra grandi
pietre preziose di foggia diversa, incastonate a griffe con raffinata perfezione,
si trovano otto placchette in smalto cloisonné, di forma quasi quadrata.
Al centro anteriore della corona si eleva il semicerchio principale che
contiene un Cristo Pantocrator a figura intera seduto su un trono ingioiellato,
con ai lati due cipressi stilizzati e due campi circolari con le iniziali
del nome. Nelle placchette sottostanti, ai lati del Pantocrator, gli arcangeli
Michele e Gabriele a mezzo busto, volgono a Lui gli occhi in atto di “custodi”,
lancia alla mano; seguono i Santi guerrieri Giorgio e Demetrio, e i Santi
medici Cosma e Damiano. Sul retro della corona sono invece ritratti i tre
personaggi storici legati probabilmente al suo arrivo in Ungheria. Sono
tutti riconoscibili dalle epigrafi. In alto l’Imperatore Michele Dukas,
al vertice della gerarchia terrena, come Cristo lo è di quella celeste.
La placchetta è infatti posta specularmente a quella del Cristo.
Quali simboli di regnante reca il labaro a la spada. Sulla fascia si trovano
invece i ritratti del co-imperatore Costantino Porfirogenito e di Géza
I re d’Ungheria (1074-1077), chiamato “re dei Turk”, cioè degli
ungheresi. Il suo rango, leggermente inferiore rispetto agli imperatori,
è sottolineato dal fatto che mentre i caratteri delle loro epigrafi
sono colorate in rosso porpora, l’epigrafe di Géza è in smalto
blu. Inoltre il suo sguardo non è perfettamente frontale, come quelli
di Michele Dukas e di Costantino, bensì è chiaramente rivolto
a destra, verso l’imperatore. La critica comunque discute se questi tre
smalti siano coevi alla realizzazione della corona o applicati successivamente.
La corona greca quasi certamente fu confezionata per una donna, forse la
principessa bizantina, sposa di re Géza. Fra ogni coppia di placche
a smalto è posta una larga pietra preziosa. Quella centrale, sotto
il Pantocrator è uno zaffiro indiano di forma triangolare ed a taglio
a cabochon, come tutte le altre pietre preziose della corona montate ab
origine. Secondo una diversa interpretazione, che Éva Kovács
riporta come postfazione al suo studio del 1980, la corona greca potrebbe
risalire all’anno 1067 durante il regno congiunto dei due fratelli Dukas;
il tal caso il personaggio denominato sulla placchetta come “Kon” non sarebbe
suo figlio Costantino, bensì suo fratello Costanzo. Il dono della
corona quindi si situerebbe nel complesso scambio di alleanze politiche
legate alle lotte che il principe Géza dovette sostenere per far
riconoscere il suo diritto al trono.
La struttura superiore della
corona, chiamata latina, e dalla forma a croce che interseca la corona
greca con angoli di 90 gradi, è più moderna e di fattura
meno raffinata, denotando caratteri di lavorazione medioevali. Il suo nome
deriva dalle epigrafi in lingua latina presenti attorno alle figure. Le
quattro bande auree che la compongono sono state fissate con delle griffe
lungo i lati del rettangolo centrale su cui è raffigurato un Cristo
Pantocrator visibilmente dipendente da quello della corona greca, ma che
presenta i simboli del sole e della luna. Lungo i bracci della croce si
trovano le immagini in smalto policromo di otto Apostoli a figura intera:
Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo, Bartolomeo, Filippo, Tommaso e Andrea.
I lati delle loro placchette, le cui cornici sono bordate da perle e almandine
entro alti castoni a fascia, sono decorati con motivi zoomorfi. L’epoca
e l’ambito di questa corona sono di difficile delimitazione, anche se appaiono
chiaramente rientrare nel periodo del tardo XII secolo, in pieno romanico
e probabilmente nella regione dell’Ungheria. L’assemblaggio delle due corone
è avvenuto in maniera alquanto rozza, senza modificare le parti
a contatto, tramite l’uso di chiodi le cui teste sono ancora visibili sulla
superficie liscia della fascia aurea. Questo assemblaggio forse avvenne
durante il regno di Béla III (1171-1196) per il quale fu forse anche
realizzata la corona latina. La croce apicale è di epoca più
tarda, probabilmente della metà del ‘500 e sostituisce una precedente,
forse anche essa realizzata all’epoca di Béla III o dell’incoronazione
di Andrea III nel 1290, ma la questione è insoluta. Ugualmente incerta
l’epoca in cui avvenne il famoso danno della croce che oggi appare inclinata
di 12 gradi, epoca che oscilla ampiamente fra il 1613 e 1793 (cfr. De Angelis,
M., A., “Buda Hungariae Regia”: La battaglia di Buda del 1686 in due quadri
della Pinacoteca Vaticana, appunti sul pittore fiammingo Pieter Hofman,
in Monumenti Musei e Gallerie Pontificie. Bollettino, 7 (1987), pp. 73-93,
spec. p. 80).
Nel corso dei secoli citazioni
letterarie della corona ungherese non mancano: nel 1166 il Patriarca Michael
Anchialos menzionava una corona conservata a Székesfehérvár;
nel 1198 Papa Innocenzo III, scrivendo al prevosto di Székesfehérvár,
chiama la corona “honor patriae”. Nel 1256, in un decreto, Béla
IV usa per la prima volta la definizione di “Sacra Corona”. Dopo essere
servita lungo tutto il Medioevo per incoronare i re d’Ungheria nel 1440
la Sacra Corona finì nel Tesoro della Casa d’Asburgo e soltanto
nel 1464 Mattia Corvino potè riscattarla per farsi incoronare a
Buda. Tutti i sovrani ungheresi da allora sono stati incoronati con la
Sacra Corona; fra di essi ricordiamo almeno Maria Teresa e Francesco Giuseppe.
La cerimonia dell’incoronazione prevedeva che il sovrano con in capo la
Sacra Corona, a cavallo salisse a galoppo una collina artificiale (a Buda
o in tempi più difficili a Pozsony) con la spada sguainata rivolta
ai quattro punti cardinali e giurasse di difendere l’Ungheria da tutti
i nemici da qualunque parte venissero.
Corona:
Costantinopoli e Ungheria
(?)
1074–1077 e seconda metà
del XII secolo
oro parzionalmente lavorato
a filigrana e a granulato, pietre preziose (zaffiro, almandina, ametista,
spinello, corindone, tormalina), perle montate a puntale e su filo d’oro,
smalti cloisonné
h cm 17,9 (senza pendenti);
diametro cm 19,8 – 20,9 |
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Testa di re da Kalocsa
Primo quarto del sec. XIII
pietra calcare rossa compatta
di Piszke ("marmo rosso")
h cm 17
Provenienza: donata dall’Arcivescovo
di Kalocsa, Lajos Haynald, nel 1873 al Museo Nazionale Ungherese di Budapest,
da dove venne trasferita al Museo di Belle Arti; dal 1973 proprietà
della Galleria Nazionale Ungherese.
Budapest, Galleria Nazionale
Ungherese - Antica Collezione Ungherese, Inv.n.: 53.364
La testa di re, sommariamente
scolpita, appartiene alle più pregnanti testimonianze scultoree
dell'epoca degli Árpád. Forse faceva parte di uno dei rilievi
dell’antica Basilica Arcivescovile di Kalocsa nella sua seconda ricostruzione,
formata da un presbiterio coronato da cappelle su modello francese. La
maggior parte delle sculture architettoniche rinvenute nel corso degli
scavi effettuati nel sec. XIX sull'area della Basilica sono custoditi nella
Galleria Nazionale Ungherese. Sulla testa maschile, completamente lavorata
anche nella parte posteriore, vediamo una corona circolare aperta, a nastro,
ornata da tre croci greche, analoga nella sua forma alla corona mortuaria
trovata nella tomba di re Béla III. Le forme semplificate, l'elaborazione
della barba, dei baffi e dei capelli con linee dritte e parallele, gli
occhi sgranati prestano alla testa una espressione maestosa. Non si può
definire l'identitá della persona raffigurata, su cui esistono pareri
differenti. Alcuni critici hanno pensato a Santo Stefano, altri alla possibilità
che sia stata la testa di uno dei re menzionati dalla Bibbia, mentre, ultimamente,
è emersa anche la supposizione che forse potesse essere una testa
di Cristo facente parte di una Maiestas Domini. |
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ARTE BIZANTINA
Stauroteca
fine del sec. XII
lastra di argento dorato
sbalzato, su anima in legno, smalti champlevé, legno di ebano
cm 35x25
Esztergom, Tesoro della
Basilica, inv.n.: 64.3.1.
E’ un'icona-reliquiario,
la cui croce a doppia traversa centrale di ebano custodì un tempo
la reliquia. La stauroteca è un tipo di reliquiario a forma di croce
(in questo caso la Croce Apostolica) al cui interno veniva conservata un
frammento della “Vera Croce”. Nella parte superiore dell'icona si vedono
due angeli in lamentazione, al centro la raffigurazione dell’Imperatore
Costantino il Grande, il primo sovrano convertitosi al cristianesimo, e
di Santa Elena, sua madre, colei che secondo una tradizione agiografica
aveva ritrovato la croce su cui era stato crocifisso Gesù Cristo;
entrambi stanno indicando il punto della reliquia; in basso due scene connesse
con la Croce; a sinistra Cristo condotto al luogo della crocifissione e
la Deposizione dalla croce. Figure di Santi e strutture geometriche con
motivi a rabeschi si alternano sulla cornice di argento dorato. Gli spazi
quadrangolari conservano tracce di smalto verde. Sulla cornice si trovano
in alto la Deesis, e nei restanti tre lati, i Santi ortodossi: Basilio,
Nicola, Demetrio e Teodoro. A destra, gli angoli superiori ed inferiori
dell'icona, le cui immagini non sono a sbalzo bensì a rilievo, vennero
aggiunti in un secondo tempo. Assieme agli smalti che adornano la parte
superiore della Sacra Corona di Ungheria questo oggetto è la più
lussuosa testimonianza bizantina rimasta nel nostro Paese.
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Corona dall'Isola Margherita
terzo trentennio del sec.
XIII
argento dorato, pietre preziose,
perle
diametro: cm 16
Budapest, Museo Nazionale
Ungherese, Inv.n.: 1847.43a.
Le cerniere della corona,
formata da otto componenti gigliate, formanti il cerchio della corona,
sono unite da chiodi ornati da un motivo di tre foglie di vite. La parte
inferiore delle componenti gigliate è decorata da tre pietre preziose
(turchese, zaffiro) inserite in alti castoni, dei quali quello centrale
è posto nel mezzo di un rosoncino in argento dorato. La decorazione
della parte gigliata è composta da una terna di pietre preziose
(zaffiro, ametista) attorno ad una perla centrale, oppure al contrario
una pietra preziosa è circondata da tre perle. La corona venne rinvenuta
nel 1838, insieme ad un anello e altri oggetti, nella tomba che racchiudeva
uno dei componenti del casato degli Árpád, situata nel convento
delle suore Domenicane sull'Isola Margherita. E’ assai probabile che la
tomba contenesse le spoglie mortali di re Stefano V (1270-'72) oppure,
secondo altri la salma di suo cugino Béla, principe della Bosnia
e di Macio, assassinato sull’isola nel 1272. L'oggetto d'oreficeria è
una delle prime testimonianze rimaste in Ungheria in stile gotico internazionale,
che provenne e si diffuse dalla corte reale francese di San Luigi IX; con
grande probabilità si tratta di un manufatto importato, poiché
gli oggetti di oreficeria che provenivano dalla corte reale di re Béla
IV, con i loro ornamenti traforati rappresentavano uno stile specifico
differente da quello francese. |